Qualche giorno fa ho avuto modo di assistere all’interessante conferenza di presentazione della nuovissima Yamaha YZF-R1.
Presso la sede di Gerno di Lesmo, alla presenza di una folta platea di selezionatissimi clienti, Lorenzo Brugnone, Product Specialist della casa nipponica, ha spiegato in modo esauriente e molto appassionante la tecnologia presente a bordo della nuova maxi-sportiva giapponese.
Roba da matti ! Complimenti alla casa dei tre diapason per il lavoro svolto.
Sono sempre stato incline al progresso tecnologico, probabilmente perché amo la tecnica, e migliorare le cose è una sfida che mi appassiona sin dall’adolescenza.
E’ difficile immaginare fin dove può spingersi la scienza, o meglio si può fantasticare senza alcun limite, ma come recita un vecchio proverbio, “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e il più delle volte non ci si azzecca proprio...
All’età di dieci anni, con una certa ingenuità e con grande entusiasmo, credevo che a partire dall'anno 2000 saremmo andati in giro su automobili volanti. Di fatto poi non è stato così, tuttavia le auto si sono evolute parecchio nel corso degli anni, basta imbattersi in modelli attempati come la Renault 11 per rendersi conto di quanta strada abbiamo percorso.
Sicurezza, facilità di guida e performance alla portata di tutti sono gli imperativi comuni che muovono oggi i costruttori verso l’adozione, su auto e moto, di una marea di diavolerie elettroniche: una realtà imprevedibile una ventina di anni fa, soprattutto per me che non ho una laurea in ingegneria elettronica/informatica.
Così oggi chi ha avuto la fortuna di maneggiare un carburatore, si trova a familiarizzare con i termini hardware e software entrati prepotentemente a far parte anche del nostro gergo tecnico. Assurdo !
ABS/UBS, TCS, LCS, SCS, ERS, QSS, sono le sigle fredde e incomprensibili che stanno gradualmente stravolgendo un mondo, quello delle moto, divenuto popolare forse più per la sua pericolosità che per le emozioni che riesce a trasmettere. Sensori, centraline, mappe ecc. stanno lentamente soffocando quelle caratteristiche che rendevano i mezzi a due ruote unici, adrenalinici.
Cambia il modo di guidare, tutto o quasi diventa possibile: spalancare il gas a moto inclinata, frenare bruscamente su fondo bagnato, impennare senza temere che la moto si ribalti. Portare a spasso una maxi-sportiva è molto più facile oggi che 15 anni fa, quando le moto avevano una settantina di cavalli in meno e 30/40 kg in più.
Mentre tutto ciò per gli utenti stradali si traduce in maggiore sicurezza, per i piloti (professionisti e non), significa poter osare senza bisogno di mettere in campo quella sensibilità che occorreva prima per non essere lanciati in aria alla minima rotazione del gas.
In pochi riuscivano a raggiungere il limite, il mezzo aveva una importanza marginale e la differenza alla fine la faceva il pilota. Oggi i valori in campo sono diversi: a vincere è la tecnologia, e il ruolo dei piloti appare sminuito, almeno per le generazioni che hanno vissuto il periodo ante-MotoGP, ed è forse per questo motivo che oggi guardo la tecnologia con un occhio un pò diverso.
Vorrei ben vedere quanti degli attuali protagonisti del campionato prototipi, riuscirebbero a guidare, con la stessa efficacia, una vecchia 500 2T.
Insomma forse sarebbe il caso di disgiungere lo sviluppo dell’elettronica dalle competizioni, così da ridare maggior merito ai piloti, evitando che in un futuro, non troppo lontano, siano dei droni a scendere in pista, estinguendo così definitivamente la professione del pilota. Del resto, la moto in grado di autoguidarsi esiste già !
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