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Ogni volta che qualcuno mi chiede quali siano stati gli anni più belli della mia vita, mi torna in mente l'adolescenza, i miei 17 anni in particolare, l'età della spensieratezza in sella alla mia prima moto. Li compiei nel maggio del 1996, un anno che custodisco gelosamente nel mio cuore. Darei qualsiasi cosa per riviverlo !

All'epoca frequentavo le scuole superiori e, come molti miei amici, mi spostavo alla guida dello scooter, uno Zip 50 che i miei genitori mi avevano regalato appena due anni prima. Avete presente il primo modello ? Era quello di colore bianco/verde: il mio primo veicolo motorizzato, con il quale mi sono divertito parecchio e che mi ha permesso di assaporare quella sensazione di libertà che ogni mezzo a due ruote è in grado di offrire.

Da circa cinque anni seguivo il motomondiale e il modiale superbike - all'epoca i diritti televisivi dei due campionati erano detenuti dalla Rai e da TMC (oggi LA7) - e compravo con cadenza mensile le riviste specializzate. Amavo guardare le gare in TV e leggere le prove dei nuovi modelli. Conoscevo tutti (o quasi) gli scooter disponibili sul mercato, le rispettive potenze, i pesi, e sognavo di poter comprare un giorno una moto: la mia preferita era la Honda CBR 600 F. In giro ce n'erano parecchie, ma ogni volta che ne vedevo una era come se d'avanti a me si fosse materializzato un extraterrestre: restavo imbambolato.

Alcuni miei amici, i più abbienti, avevano da qualche anno messo in garage la loro prima moto che - bontà loro - mi avevano qualche volta concesso in prova, contribuendo così a far lievitare ulteriormente in me il desiderio di possederne una.

Il mio amico Sergio in particolare (un paio di anni più grande di me), fra scooter e moto, aveva cambiato un buon numero di mezzi in pochissimo tempo. Erano modelli di grande appeal per quei tempi, e alcuni oggi sono molto ricercati. Vi parlo di Husqvarna TE 350, Honda CR 250 e Honda NSR 125 F II. Nel mese di luglio mi disse di voler vendere proprio quest'ultima, e di essere disposto, pur di sbarazzarsene, a prendere in permuta il mio scooter con conguaglio a suo favore.

Ero uno studente squattrinato, ma avevo ancora a disposizione il regalo di cresima di mia nonna (paterna): un milone di lire in contanti. L'occasione era quella giusta, la moto, un esemplare del 1991, era già di seconda mano, ma in buono stato, così come lo era il mio Zip. Lo scambio era dunque fattibile, tuttavia bisognava superare lo scoglio più grande, ovvero, ottenere il benestare dei miei genitori.

Purtroppo non ero mai stato uno studente modello, ma stavo comunque cercando di addrizzare il tiro e, dato che l'anno scolastico si era concluso in modo positivo, i miei, per invogliarmi a continuare su quella strada, acconsentirono. Loro non hanno mai condiviso questa mia passione, tuttavia non l'hanno mai ostacolata, e di questo devo dargliene atto. Probabilmente però, se non avessi avuto le risorse economiche per comprarla senza chiedere il loro aiuto, il mio sogno si sarebbe avverato molto più tardi.

Era il luglio del 1996, il mondo si preparava ad assistere ai giochi olimpici di Atlanta e, di li a poco Michael Johnson avrebbe vinto la prova dei 200 m, percorrendoli in 19"32, polverizzando così il precedente record mondiale da lui stesso registrato. Nella classe 250 Max Biaggi stava recuperando una stagione sfortunata che avrebbe poi concluso, per la terza volta consecutiva, da campione del mondo. Mick Doohan era ormai a un passo dal suo terzo titolo iridato consecutivo nella classe 500, in sella oltretutto ad una moto che si chiamava come la mia, ed io...beh, io ero al settimo cielo, perchè riuscivo finalmente a coronare il mio sogno.

Poco importava se avrei concluso l'estate a piedi perchè sprovvisto di "patentino", tanto sapevo che era solo questione di un paio di mesi e poi avrei potuto girare in lungo e in largo in sella alla mia prima moto. Le 125 degli anni novanta erano molto diverse da quelle di oggi, erano equipaggiate con motori due tempi da una trentina di cavalli, circa il doppio degli attuali propulsori quattro tempi, limitati per legge a 11 kw.

Le ciclistiche di alcuni modelli, come appunto la NSR, non sempre erano adeguate a queste potenze, e qualche giovane "collega" ci lasciò inevitabilmente le penne. Qualcuno le attribuì addirittura l'appellativo di "bara a due ruote", ma questo i miei genitori non lo vennero mai a sapere. In realtà, guidandola, ho sempre pensato che, buona parte di quelli che avevano avuto un incidente grave con quella moto, in qualche modo se lo erano cercato o comunque erano stati sfortunati.

La NSR 125 F aveva avuto un enorme successo commerciale: di quel modello in paraticolare, caratterizzato dalla presenza di scenografici convogliatori d'aria tubolari, in soli tre anni di produzione, ne furono venduti moltissimi esemplari. Benchè ormai fuori dal mercato, la moto era ancora molto ambìta quando l'acquistai. 

In poco tempo mi affezionai ai suoi pregi, ai suoi difetti, al suo carattere: il motore, un monocilindrico due tempi da 27 CV circa, era dotato di valvola parzializzatrice allo scarico, soluzione tecnica comune a tutte le 125 due tempi dell’epoca. Aveva un'erogazione un pò fiacca ai bassi regimi, ma comunque più corposa di alcuni modelli concorrenti, mentre dagli 8.000 giri in su, l'apertura della valvola generava un repentino incremento della potenza che si traduceva in un tanto vigoroso quanto appagante "calcio in culo". Adrenalina allo stato puro dunque...

Ero contento e finalmente mi sentivo un vero motociclista, anche se le mie uscite con la NSR furono limitate ai paesi del circondario...anzi, già che ci penso una volta andai fuori provincia in compagnia di due amici. Percorremmo le strade che attualmente, ma probabilmente anche all'epoca, sono le più frequentate in Sicilia occidentale dai motociclisti. Paesaggi pittoreschi e percorsi ricchi di tornanti, in grado di amplificare le sensazioni uniche dell'andare in moto. Quella fu anche l'uscita più bella che ricordo di aver fatto alla guida della mitica NSR 125 F II, il mio primo vero giro da motociclista alla quale ne seguirono tanti altri negli anni a venire.

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